Multa per divieto di sosta: come fare ricorso

Se sei giunto qui probabilmente tu o un tuo amico avete preso una multa e ti starai chiedendo come fare ricorso.

Quando prendi una multa per divieto di sosta oppure per non aver pagato il ticket sulle strisce blu (o ancora perché il ticket era scaduto) di solito l’organo accertatore (polizia municipale, ausiliari del traffico, …) ti lascia un “foglietto colorato” sul parabrezza dell’auto e ti “invita” a pagare 43,00 euro. In realtà se paghi entro cinque giorni puoi godere (si fa per dire) dello sconto del 30% e quindi puoi cavartela con una trentina di euro circa.

Ma cosa fare se la multa che hai ricevuto è ingiusta? Sei sicuro che ti convenga pagare?

Al di là infatti della questione di principio (se non ho commesso illeciti non ho alcuna intenzione di pagare ne di ammettere alcuna colpa) bisogna anche sapere che fare ricorso può portare ovviamente anche ad risparmio economico, soprattutto quando la multa è palesemente infondata.

Quando posso fare ricorso contro le multe per divieto di sosta?

Non esiste una risposta univoca alla domanda “quando e come fare ricorso?”. Partiamo da un presupposto: per fare ricorso è necessario essere in possesso del Verbale (verbale di accertamento e contestazione) nel quale sono riportati tutti gli estremi della violazione. Questo passo è fondamentale: contrariamente a quanto molti di voi possono pensare il “foglietto” lasciato sul parabrezza dell’auto in sosta non è un vero e proprio Verbale, in gergo viene infatti chiamato “Preavviso”. Questo documento non ha nessun valore legale perché il proprietario del veicolo potrebbe anche non venirne mai in possesso (basta una folata di vento oppure lo scherzo di qualche simpaticone che, passando per strada, vi sfila la multa dal tergicristallo).

Perché il preavviso non può essere impugnato?

Il cosiddetto preavviso è un atto della Pubblica Amministrazione che non è previsto da alcuna legge, non è un verbale e nemmeno un atto pubblico: giuridicamente è un “atto inesistente” per cui non è possibile fare ricorso sulla base di un preavviso ma bisognerà attendere la notifica del verbale. Puoi scorrere l’intero Codice della Strada e non troverai mai una definizione di “preavviso”. Ma allora perché tutti i Comuni italiani adottano questa prassi? Semplice, è solo un modo per fare incassare all’amministrazione velocemente la sanzione ed allo stesso tempi di evitare rotture di vario genere: ricerca in banca dati, compilazione verbale, ecc ecc e per non far gravare al trasgressore o al proprietario le spese oramai troppe esose di notifica. Infatti se hai trovato un preavviso sul parabrezza e paghi la multa entro pochissimi giorni, il procedimento si interrompe e la Polizia non ti notificherà più nulla a casa (facendoti risparmiare dei soldi, è vero, ma allo stesso tempo negandoti per sempre la possibilità di fare ricorso!).

Il meccanismo è semplice:

se paghi la subito la sanzione = ammissione di colpa = non puoi fare mai più ricorso per quella violazione

Abbiamo capito quindi che per fare ricorso contro le multe per divieto di sosta occorre aspettare che venga notificato a casa del proprietario del veicolo (come risulta dal pubblico registro automobilistico) il Verbale di Accertamento con tutti i dati dell’infrazione richiesti ex art. 201 e 202 del Codice della Strada. Il secondo elemento essenziale per fare ricorso è quello di possedere almeno un valido motivo di ricorso.

Quali sono i motivi per fare ricorso?

Non possiamo infatti fare ricorso così, in maniera generica, tanto per provarci. Se abbiamo completamente torto e non ci sono vizi formali nel verbale, allora forse è il caso di evitare la strada del ricorso, poiché potrebbe portare solo a peggiorare la situazione. In tutti gli altri casi però possiamo suddividere i motivi di ricorso in due tipologie:

  • Motivi sostanziali = quando la multa è illegittima nel merito. Per esempio un veicolo posto al servizio di persona invalida con regolare contrassegno esposto viene multato perché posteggiato con disco orario scaduto.
  • Motivi formali = si tratta della tipologia di motivi più diffusa. Anche quando hai effettivamente torto nel merito, infatti, la Pubblica Amministrazione è obbligata a rispettare numerosi obblighi formali per contestarti una multa, come per esempio il termine di notifica. Se la violazione ti viene notificata a casa oltre 90 giorni da quando è stata commessa il verbale è nullo (anche se, effettivamente, la multa sarebbe stata giusta).

In caso di sosta e parcheggio, i vizi di forma più comuni sono:

  • omissione o errata indicazione della data e dell’ora in cui è avvenuta l’infrazione (quando da ciò risulti pregiudicata l’esatta identificazione del fatto);
  • errata indicazione del tipo e della targa del veicolo, quando non possono essere desunti con certezza in altro modo;
  • mancata esposizione dei fatti;
  • mancata o errata indicazione dell’autorità competente per il ricorso;

Come fare ricorso e quanto costa

In Italia esistono due strade per fare ricorso:

  • Prefetto (CONSIGLIATO) Il ricorso è completamente gratuito e deve essere proposto entro 60 giorni dalla notifica del verbale mediante raccomandata con ricevuta di ritorno oppure presentandolo direttamente all’Ente che ha elevato la contravvenzione, risparmiando così anche i soldi della raccomandata. Noi di Ricorso Rapido abbiamo sviluppato il primo generatore automatico di ricorsi online, completamente gratuito e senza alcuna registrazione: app.ricorsorapido.it –> Provalo Subito!
  • Giudice di Pace. Il ricorso al Giudice di Pace può essere proposto nel termine più breve di 30 giorni dalla notifica del verbale. In questo caso il ricorso non è gratuito ma bisogna pagare sempre il contributo unificato e va presentato presso la cancelleria del giudice stesso o nuovamente mediante raccomandata con ricevuta di ritorno. Il deposito del ricorso apre un vero e proprio processo civile che, se è vero che non richiede l’assistenza obbligatoria di un avvocato, è anche vero che si tratta sempre di un procedimento che può apparire complesso e burocratico per il normale cittadino che rischia di perderlo solo perché non rispetta le particolari regole e tempistiche imposte dal codice di procedura civile.

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